martedì 15 novembre 2011

Fundaciò Mirò 8 novembre 2009

Il primo giorno che sono tornata da Mirò dopo due anni è stato fantastico. Ero un po' preoccupata a dire la verità. Avevo paura che Lui fosse una delle mie tante fissazioni. Una montatura. Un attaccamento a qualcosa di extraterreste per farmi sognare. E invece, le mie aspettative sono state soddisfatte.
Prima di riuscire a trovare la Fundaciò ho dovuto camminare non poco in giro per Montjuic. Quando finalmente sono riuscita a trovare la strada, quando ho intravisto la struttura bianca della fondazione, il mio cuore ha barcollato, ho sentito come un grande urlo dentro di me. E' stato uno dei momenti più felici della mia vita fino a adesso. Tornare da Lui, è stata una delle cose più belle che abbia mai fatto.
Grazie Joan.

Sono qui per la quarta volta, diciamo la terza di questa settimana. Nuovamente e felicemente sola. E' domenica e c'è molta gente. Sono le 11 in punto e sono all'entrata, nella prima sala, con i due tappetoni e i due bei quadri ( beh, d'altronde si tratta di Mirò, no? ). Quello a cui sono davanti è "Dona y ocel en la nuit", in catalano ovviamente. C'è una bella stella, come la fa lui, e una luna, metà gialla e metà nera. L'uccello forse l'ho trovato, ma non ne sono sicura. Ci sono i punti colorati però: uno blu, uno rosso e uno viola. Ogni tanto il viola salta fuori. Se mi giro di 90° sulla panca posso vedere un graaaaande quadro, anzi, più che altro è luuuungo. Questo è "Mans volant cap a les constel.lacions". tante macchie di colore che colano, e mille sue mani.
Andando avanti passo davanti alla "Fontana di Mercurio" del compagno Calder, ma sfortunatamente è fuori servizio, cioè, non c'è il mercurio. Peccato perchè è veramente ipnotica. Davvero bella. Idea originale usare il mercurio (beh, non a caso è Calder).
Nella seconda sala c'è un po' di scultura, molte in bronzo, ma c'è anche il modello in carta pesta della scultura che c'è alla Defanse di Paris.
Sala 16, la sala dedicata alle opere giovanili, agli anni di Montroig e Prats.Che lui non sapesse disegnare molto bene non è una novità, ma gà da queste opere si può notare la sua passione per il colore e la natura.
Subito dopo c'è la sala con le prime influenze surrealiste. I primi quadri influenzati da Bréton, Dupin, Aragon, Ernst. C'è pure un catalogo illustrato di una delle sue prime mostre, a La Licorne, Paris. E poi, il pezzo che preferisco: lo schizzo preparatorio de "Photo. Ceci est la couler de mes rêves" 1925. Quella piccola macchietta blu sa far sognare, e non solo Mirò. Ne avrebbe di cose da dire. Tutte le speranze, i sogni e le emozioni che è riuscita a dare a un ometto così piccolo, ma con un cuore grandissimo.
Oggi salto il piano inferiore. Oggi, solo Mirò. Anche se le foto sono veramente tenere!
Ed eccomi nella sala 17. Metà surrealista, e metà....tipicamente Mironiana? Questa è la sala Pilar Juncosa. Calder qua in mezza ci sta proprio a pennello. In un angolo la sua mobile. C'è chi non sa nulla di lui e dei legami con Mirò, e immagino che possa lasciare di sasso gli spettatori.
E appena vicino "La stella del mattino", il quadro che ha ispirato il libro "Con gli occhi di Mirò", che custodisco gelosamente a casa. Intorno a me mille asterischi, mille stelle. Mi sembra quasi d'essere in pieno cielo.
Persona davanti al Sole.
Un altro quadro rende la gente un po' più curiosa. Un piccolo punto blu cielo in un mare bianco. Questo è un paesaggio. Ma non guardo solo cos'è. Quel punto è un urlo e un messaggio di pace allo stesso tempo. E' davvero incredibile l'ecletticità di Mirò.
Maggio 1968. Io conto nove impronta di mani. Ha delle mani neanche tanto grandi a esser sinceri. La firma questa volta c'è. ed è più bella che mai. Grandi e spesse linee nere attraversano la tela. Esplosioni vivaci di colore, e una grande macchia nera, da cui tutto è iniziato. E' tutto un caos.
Non so se l'ho già detto, ma questa volta mancano i trittici. Proprio ora che avevo scoperto il nome della serie.
Qui c'è "El ala de la olondra  aureolada de azul de oro llega al corazion de la amapola, adormitada sobre el prado engalando des diamantes". Ma in francese è più bello.
Oggi niente terrazzo. O forse si?